ovvero della nobiltà dello spirito.
Chi volesse afferrare il contenuto essenziale della locuzione «Nobiltà dello Spirito» secondo Meister Eckhart, potrà qui trovarne l’enunciato chiave: che per essere liberi non si deve servire nessuna persona; non si deve agire per nessun altro che non sia il puro Spirito.
Al di sotto di questa qualità dell’agire nobile, non vi è altro che il pensiero acquisitivo, cioè il mercato, che è un dare per ottenere. Ecco perché il pensiero di Eckhart parte dalla cacciata dei mercanti dal Tempio.
Per liberarsi dal «dare per ottenere», occorre separarsi e impedire l’accesso a tutte le immagini estranee, che determinano in noi condizionamenti e agitano al nostro intelletto falsi desideri, che non sono del cuore, ma solo della mente.
In rapidi passi, fare riferimento a Eckhart ci pone di fronte a una critica radicale della modernità: la società del mercato e dell’immagine: la fabbrica di…
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Bellissimo e puntuale il saggio di D. Crimi. Molto sottile e reale il legame fra mistica di Meister Eckhart, Bohme, LCDSM.
Evidente, e apparentemente irrisolvibile, è la condizione vigente nel mondo moderno, in cui tutto è mercato; l’uomo potrà <>? Saprà l’uomo moderno cacciare i mercanti dal Tempio, rifuggire condizionamenti e desideri che non partono dal cuore? Il quesito è irrisolvibile? L’opera martinista potrà darà esiti? Il martinista, in questo mondo, saprà realizzare un percorso dello Spirito?
A questi quesiti ho provato dare una risposta; questa: il martinista è un “uomo di desiderio”; il desiderio è il “sentiero dello spirito”; il sentiero è un cammino, un percorso, e non è il traguardo.
Iniziare non è arrivare, indispenbilmente, ma la cosa importante è stare, percorrere il sentiero del desiderio.
Diversa e difficile da accettare è la condizione della <> della Massoneria scozzeze. Quest’ultima fu un’invenzione che il cavaliere Ramsey, pupillo del cardinale Fénelon, usò artificialmente, per denaturare politicamente la massoneria moderna le cui radici affondavano nelle origini laburiste inglesi. Quell’invenzione strategica servì a definire, veicolata dal templarismo continentale, Stuartista e papalino, la “restaurazione aristocratica” che sostituì l’operaio scalpellino (l’apprendista Libero Muratore), prototipo dell’emancipazione sociale, con il giovane Aristocratico: il Cavaliere del Tempio.
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