Shimon Peres e il sogno Mediterraneo

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Shimon Peres, Al centro. Alla sua destra, Yasser Arafat. Alla sua sinistra: Ytzhak Rabin. La foto li ritrae nell’atto di ricevere il premio Nobel per la Pace nel 1995 in ragione degli Accordi di Oslo

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La notizia della morte di Shimon Peres non coinvolge solo il ricordo di una personalità eminente, ma qualcosa di più, che è in stretta relazione con il destino del Mediterraneo.

Pensando a Shimon Peres, la mente va alla memoria di una stagione importante, alla fine del XX secolo, quando era lecito sperare in una pacificazione generale del Mediterraneo. Molto giovane, ma già molto presente e politicamente attivo al momento della fondazione del moderno Stato di Israele, Peres è stato il custode della continuità dei governi che hanno guidato la politica israeliana. E quando sembrava essere giunto il momento per avviare una stagione meno segnata da problemi di sicurezza, quando sembrava davvero che il Mediterraneo potesse diventare “zona di libero scambio” (come si diceva nei documenti dell’epoca, implicando, se non l’unione istituzionale come per l’Europa, almeno una zona di integrazione commerciale), in quel tempo Peres ha avuto la lucidità per accogliere e sostenere le scelte del suo collega (e rivale) Yitzhak Rabin.

Gli “Accordi di Oslo” firmati nel 1993 tra Israele e Organizzazione per lo Stato Palestinese (allora presieduta da Yasser Arafat), con la mediazione degli Stati Uniti, avevano permesso di immaginare una nuova dimensione di equilibrio e di procedere verso l’integrazione dei paesi del Mediterraneo. Rabin era stato l’araldo di questa politica, con il supporto infaticabile di Peres.

La morte di Shimon Peres segna oggi il momento in cui la coscienza collettiva chiude gli occhi e dimentica un sogno ad occhi aperti che non è diventato realtà e che tuttavia rimane la stella polare da seguire per chi, laicamente e razionalmente, crede in un mondo più giusto. Ancora di più per i pochi spiritualisti che sanno intravedere le ragioni trascendenti di Israele e capire il suo ruolo spirituale.

Per queste ragioni, con il ricordo di Peres, riteniamo sia importante riportare l’ultimo discorso tenuto da Rabin 4 novembre 1995 a Tel-Aviv, nella piazza in cui venne ucciso. Queste sono le parole: “Permettetemi di dire che sono profondamente commosso. Desidero ringraziare tutti e ciascuno di voi, che siete venuti qui oggi a prendere posizione contro la violenza e per la pace. Questo governo, che ho ho il privilegio di guidare, insieme al mio amico Shimon Peres, ha deciso di dare una possibilità alla pace, perché siamo convinti che questo risolverà la maggior parte dei problemi di Israele. Io sono stato un militare per 27 anni, ma il mio mestiere è ingegnere idraulico. Sognavo di portare l’acqua nel deserto di Israele, di rendere tutto il Medio Oriente un giardino. Ma non c’era tempo. Mi hanno messo un fucile nelle mani e ho combattuto, ho combattuto fino a quando non vi è stata alcuna possibilità per la pace. Adesso, credo che vi sia ora una possibilità per la pace, una grande occasione. Dobbiamo approfittarne per il bene di coloro che stanno qui, e per coloro che non sono qui, e sono tanti. So che la maggior parte delle persone vogliono la pace e sono pronte a correre dei rischi per la pace. Nel venire qui oggi, voi dimostrate ai tanti altri che non sono venuti in piazza, che le persone desiderano veramente la pace e si oppongono alla violenza. La violenza erode la base della democrazia israeliana. deve essere condannata e isolata. La violenza non è il modo dello Stato di Israele “.

È duro da dire, ma quella sera a Piazza dei Re a Tel Aviv, a sparare su Yitzhak Rabin non è stato un terrorista palestinese, né l’esponente di qualche sedicente organizzazione islamica terrorista: Yitzhak Rabin è stato ucciso con tre colpi sparati da Yigal Amir, un estremista israeliano di estrema destra, con l’ombra della complicità dei servizi segreti che, naturalmente, non è mai stata accertata.

Shimon Peres ha continuato la sua brillante carriera, arrivando ad essere eletto presidente di Israele, 13 Giugno 2007 e ricoprendo la carica fino al 24 luglio, 2014

Oggi, nel giorno della sua dipartita, gli amici e gli avversari lo salutano con uguale rispetto. Avversari, non nemici. Shimon Peres era un uomo troppo intelligente per avere nemici. Speriamo che il nostro saluto possa raggiungere i nostri Lettori con il significato della speranza che, in questi giorni bui per il Medio Oriente, la Stella Polare possa tornare a brillare dell’idea eterna di Israele come “luce delle nazioni”, portando la torcia del faro della civiltà, per estendere i diritti per tutto il mondo.

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Un pensiero su “Shimon Peres e il sogno Mediterraneo

  1. Peres è stato un colosso. Rabin ha fatto le scelte spettacolari, ma lui è stato il Grande Tessitore. Alla fine, peggio di Macbeth. Arafat demonizzato. Rabin, ucciso. Peres no. Troppo furbo, troppo colto, troppo mistico. Ma ha dovuto accettare che il mondo fa schifo. Lasciare gli ideali e accontentarsi del possibile. In questo modo è diventato Presidente. Simbolico, come il nostro miglior Pertini.

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